ALESSANDRO MONTI
GALLERIA MICHELANGELO
via C. Battisti, Civitavecchia
3 settembre - 3 ottobre 2005
Più che parlare di sé, Alessandro Monti, l’artista romano cui la Galleria Michelangelo dedicherà dal 3 settembre al 3 ottobre prossimi una mostra personale “Per corsi segnati”, preferisce parlare delle sue opere e del suo rapporto con l’arte, una passione nata fin da quando era un giovanissimo studente delle scuole medie e dalle lezioni ed esercitazioni di educazione artistica.
«Il mio cammino – spiega Monti – è essenzialmente quello di un autodidatta ma l’interesse per l’arte lo devo ad un’insegnante straordinaria che ho avuto da ragazzo. Con lei abbiamo fatto di tutto: dalla pittura al mosaico alle ceramiche. Una passione giovanile mi faceva passare interi pomeriggi a creare: dipingevo su qualsiasi cosa: tele, cartone, stoffe». Ma è solo più tardi, intorno ai trenta anni, che Alessandro Monti decide di fare della sua passione una professione.
«Del resto è nel mio carattere – precisa l’artista – preso da un’idea sono impulsivo, devo creare, ma poi mi metto seduto e valuto, ragiono sulle cose. Anche quando dipingo non lascio mai nulla al caso. Lavoro le tele, passo il colore, sagomo la materia secondo immagini che ho ben precise nella mia mente, ma poi prima di proseguire e completare l’opera mi fermo per capire bene dove mi sta conducendo il mio lavoro».
È difficile per l’artista spiegare il processo che lo porta alla composizione delle sue opere. Tele che gli inserti scolpiti e colorati strappano alla bidimensionalità per collocarli nello spazio tridimensionale dove si stagliano, come testi di un linguaggio compiuto perfettamente coerente a se stesso, ma che deve essere interpretato da chi si ferma a leggere quell’alfabeto che suggerisce segni primordiali ma che, al contempo, sembra promettere la scoperta e il racconto di una storia avvincente. I “Per corsi segnati”, nome della rassegna sono una vera sfida lasciata a quanti vorranno accettare l’invito ad entrare nell’immaginario di questo artista schivo che, per raccontarsi, alle parole preferisce la suggestione delle sue opere.
Anche di fronte ad una domanda sul motivo che lo ha spinto ad abbandonare il figurativo per un nuovo percorso, rimane sorpreso.
«È stato naturale – afferma Alessandro Monti – non è che un giorno ci si alza e si dice oggi mi dedico a fare un’altra cosa, semplicemente diventa il proseguimento del tuo percorso artistico. Anche se abbandonare la figura, o quello che ne restava nei miei quadri, non è stato facilissimo».
Inizia così il racconto di un divertente aneddoto che vede Monti parlare con il suo amico Salvatore Provino, uno dei più apprezzati artisti del panorama artistico italiano, che gli chiede cosa si porti a fare ancora dietro quella figura “tanto l’ha ormai scomposta, scarnificata, che non ha più senso”.
«Così all’improvviso, un giorno mi accorgo che quell’appiglio, quell’immagine, quella suggestione era ormai scomparsa dalla mia tela e l’assenza di figura è diventato un punto di partenza per iniziare ad inserire legni, a colorarli e a giocare con nuove simbologie».
«I miei non sono quadri astratti – tiene a precisare l’artista – l’astrattismo è qualcosa di molto preciso, vuol dire tirare fuori un concetto, un’immagine e ricrearla. La mia è più un’arte “organica” che vuol essere una delle possibili chiavi di lettura della realtà. Preferisco non condizionare con troppe parole chi osserva in modo che l’interpretazione sia lasciata allo spettatore. Io faccio attenzione a non ripetermi mai, nessun segno è mai uguale ad un altro, si tratta di tanti tasselli di un discorso lasciato a chi avrà voglia di ricostruirlo».